Sassuolo: crocevia del destino azzurro. E nonostante quel filo invisibile che lega i neroverdi agli azzurri (tra ex e sfide ricche di goal), la trasferta al Mapei Stadium ha sempre rappresentato, per il Napoli, un banco di prova.
Oggi vi parleremo di quella volta dove nel lunch match di giornata, il Napoli di Benitez conquista 3 punti in terra emiliana grazie alla rete di Callejon.
Come da copione di quella stagione, il tecnico spagnolo si affida al suo 4-2-3-1 con David Lopez in mediana (al fianco di Gargano) e Britos come quarto a sx (Zuniga dirottato a dx); unica punta, Gonzalo Higuain.
El Pipita l’uomo più attesa ma in quella domenica emiliana, l’attaccante argentino si traveste da assistmen e al 28esimo regala a Callejon l’assist per vantaggio.
Nonostante la rete, gli azzurri spingono sull’acceleratore ma mancano di precisione negli ultimi 20 metri e neanche il tridente super offensivo di Di Francesco, scalfisce la difesa azzurra, formata da Koulibaly e da Albiol.
Secondo tempo e il Sassuolo rientra in campo con la giusta intensità ma gli attacchi emiliani sono prevedibili e senza efficacia. Un po’ di nervosismo a centrocampo con la rissa sfiorata tra Taider e Gargano e partita spezzettata a causa dei numerosi fischi dell’arbitro. Il Napoli perde lucidità e per poco Missiroli non beffa Reina sul suo palo.
Benitez è cosciente del pericolo e abbassa la squadra mentre il Sassuolo negli ultimi 15 minuti regala false speranze ai suoi tifosi ma il palo nega la gioia del goal a Peluso.
Cominciò l’epoca e l’epopea del gioco sporco, quello dove si dava più importanza alla sostanza che alla forma e la partita di Reggio Emilia ne fu uno degli esempi lampanti: i neroverdi raggiunsero (dal 70esimo in poi) un possesso palla vicino al 70% ma alla fine a gioire furono i ragazzi di Benitez, in barba ai predicatori del buon gioco e del tiki taka.
Il tecnico spagnolo abiurò (da quella domenica) il suo sin prisa sin pausa. Un j’accuse difficile nel calcio dei nostri giorni.